Chi non ricorda i Buoni Fruttiferi Postali?
Si usavano anche come regalo per ricorrenze particolari: nascita, battesimo o prima comunione.
Un investimento semplice e con alcune emissioni (30/40 anni fa, mica ieri), che dopo sette anni il capitale raddoppiava e dopo undici triplicava.
Bei tempi, alcuni miei amici ancora li rimpiangono. Semplici nell’offerta, rendimenti interessanti, sicurezza del rimborso, insomma, verrebbe quasi da dire la soluzione ideale, la migliore in assoluto.
Ideale? La migliore in assoluto?
Mah, ideale forse, in assoluto proprio no.
L’elemento che li faceva ritenere“i migliori”, era la semplicità della proposta, comprensibile a chiunque, non occorreva una grande conoscenza finanziaria: fissato un certo periodo, 7 o 11 anni, capitale investito raddoppiato o triplicato. Stop.
Da qui a dire che fossero il migliore investimento in assoluto, come dire una medicina buona per tutte le malattie, ce ne corre.
Proviamo a capirne di più scomponendo il Buono Fruttifero in caratteristiche oggettive, tipiche di quel bene e caratteristiche soggettive, specifiche per ciascuno di noi: la prospettiva cambia in funzione della finalità di uso di quel bene da parte del suo acquirente.
Caratteristica oggettiva del prodotto
Acquistando quel bene, il capitale non era nelle nostre disponibilità, ma in quelle delle Poste, per tutto il tempo prefissato (7 o 11 anni) a costo di pagare una penalità per vendita anticipata (ops! ve lo eravate dimenticato o nessuno ve lo aveva detto?)
Il premio della nostra attesa era la riscossione in un unico momento del capitale e degli interessi cumulati nel corso del tempo.
Detto questo, la situazione cambia se parliamo del nonno che in occasione della Prima Comunione del suo nipote gli regala un Buono Fruttifero Postale di cui il ragazzo ne disporrà quando andrà all’Università, oppure dello stesso nonno che con gli interessi maturati anno dopo anno gli servono per integrare la sua pensione e magari pagarsi le medicine necessarie per la sua salute.
Caratteristica soggettiva
Siamo nel caso del nonno che investe per suo nipote o nel caso del nonno che investe per sé stesso?
Da qui, discendono due spunti di riflessione che devono stare alla base di qualsiasi scelta di investimento che ci viene proposta:
- 1. Semplicità della proposta: in quanto tempo sono stato in grado di capire cosa mi è stato proposto dal mio interlocutore: impiegato delle Poste, della mia banca o dal mio promotore finanziario? Cinque minuti, cinque ore, cinque giorni o mai?
- 2. Nostre specifiche necessità: una volta capito ciò che ci è stato proposto, è effettivamente quello che a noi serve?
Vi pare poco, con i tempi che corrono?
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